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Scene da una fotografia - I edizione - "Nuda Anima"
I ed. 2012 - II ed. 2013 - III ed. 2014
FINALISTI E VINCITORE / FINALISTS AND WINNER
La II edizione della mostra-concorso fotografico "Scene da una fotografia"
è stata vinta dal progetto "American Buffalo" di Maura Manfredi e Mario Sgueglia (foto di Luca Rossini), emerso dalla quaterna di finalisti precedentemente individuata dalla giuria e completata da Stefania Casellato, Francesca Falsetti e Antonella Pandini.
Il progetto fotografico vincitore sarà esposto:
- dal 10 al 15 giugno presso la Galleria Ashanti di Roma (via del Boschetto 117, Rione Monti),
con vernissage giovedì 13 giugno dalle 17.30.
- dal 20 al 30 giugno presso l' l'Istituto Quasar di Roma (via
Nizza 152)
Per ciascun progetto finalista, cinque fotografie scelte dagli autori sono state esposte nel foyer del Teatro dell'Orologio (Roma)
per tutta la durata del festival INVENTARIA, dal 20 maggio al 2 giugno 2013, a partire dalle ore 20.00 di ogni sera.
Clicca su una foto per visualizzare la gallery dell'intero progetto.
American Buffalo
foto di
progetto fotofrafico di Maura Manfredi e Mario Squeglia, foto di Luca Rossini
Gli scatti sono testimoni di una tecnica assodata, una buona composizione e un attento editing. Agli spettatori viene mostrata una realtà che si manifesta esternamente come perfettamente armonica nel suo accento americano, che non può che ricordare "Il grande Lebowski". Una perfezione che sembra nascondere dis-armonie interiori tra tratti malinconici e momenti ludici. Interessante inoltre l'idea di mostrare allo spettatore, in tutta la loro imperfezione, le vite dei personaggi al di là del testo teatrale, realizzando uno spettacolo nello spettacolo che consente di immergersi nelle memorie visive dei protagonisti.
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"'American Buffalo – Una storia Fotografica' è uno spettacolo nello spettacolo, una raccolta di fotografie/ricordo. Una sorta di vecchio album di famiglia che ci immerge dentro le memorie visive dei personaggi, mostrando, in tutto il suo grottesco squallore, il mondo in cui Don, Bob e “Teach” vivono, quando non sono chiusi nel junk shop a cospirare improbabili vendette. (Luca Rossini)
Nell’Arte il momento ultimo del processo creativo coincide con la messa in mostra del proprio lavoro. Finalmente dopo mesi, a volte anni, si prende la propria creatura per mano e si accompagna verso il mondo esterno sperando che possa essere apprezzata e amata. Nelle arti plastiche la linea tra un prima e un dopo la creazione è ben definita dalla presenza di un oggetto, ciò rende più facile per lo spettatore immaginare il meticoloso lavoro che ha portato alla definizione dell’opera. il Teatro invece lo spettatore è concentrato su quello che accade sul palcoscenico e poco lo interessa sapere che in fondo lo spettacolo è la parte meno creativa e interessante per l’attore, e che quello a qui veramente quest’ultimo aspira è entrare nel modo di sentire di un altro essere umano: scoprire nella propria mente desideri, pensieri, ambizioni che mai avremmo pensato potessero sfiorarci, fino ad addormentarsi la sera sognando da personaggio.
Lo spettacolo è solo la punta dell’iceberg: quanto più il lavoro sotto la superficie è stato profondo tanto più in scena quella punta brillerà conquistando gli occhi e il cuore di chi guarda; I personaggi sono già vivi mesi prima del momento in cui si sta guardando e quando tutti torneranno alle loro case, continueranno a esserlo. È come se fissassero un appuntamento al teatro ogni sera per vivere ciclicamente gli stessi eventi, poi di giorno, fanno altro, vanno al bar, lavorano, si arrabbiano, si innamorano, vincono e perdono. Frequentano posti, amici e nemici, che lo spettatore non conoscerà fisicamente, ma che nella loro vita esistono, e come tali li condizionano, li cambiano, li modellano, insomma ne fanno quei particolari ed unici esseri umani.
Ci è sembrato che questa fase di ricerca e preparazione che precede e pian piano fluisce nella creazione di un personaggio, fosse così interessante e ricca di spunti di riflessione per chi assiste da diventare una forma d’arte per se stessa.
Questo progetto nasce quindi con il proposito di dare una suggestione in più allo spettatore: offrirgli la possibilità di andare oltre gli eventi scenici entrando nella vita di quei personaggi così dannatamente reali."
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Senz'azioni
foto di
Stefania Casellato
La fotografa dimostra sensibilità nell’invenzione dell’immagine ed un corretto uso dell’illuminazione per esaltare i dettagli, realizzando ritratti di grande intensità, in cui l'apparente staticità del soggetto rivela im-perfetti moti interiori.
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"Il progetto “Senz’azioni” prende vita dalle foto di scena scattate per la realizzazione del materiale video/fotografico dell’album “Un altro me” degli Equ nell’Agosto 2012.
L’attrice è Selene Gandini, che attraverso le tracce musicali dà forma e movimento ad un personaggio vestito di note e d’inchiostro, che taglia i fili dello schermo, trovando la più completa libertà nel mondo del teatro.
E’ l’animo ad essere sempre in azione, in un fermo immagine in moto continuo, l’”io” più nascosto in equilibri vicini e lontani, slegati e imperfetti.
Sensazioni-senz’azioni.
Senz’azioni
Presenze d’assenze
imperfette
a
colori.
Traguardi di tempo
disperso
e
indeciso.
In un battito acceso
nascosto
e
continuo.
Non trovo, ma cerco
Mi lascio
E
non penso
A quello che ho perso
In perfetto equilibrio
A quello che ho accolto
Nel muto richiamo
D’azioni Imperfette
Senz’azioni
Lontane."
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Per strada ti ho incontrato
foto di
Francesca Falsetti
Una doppia disarmonia nelle foto di Falsetti. La prima nell'incontro tra gli artisti di strada e la strada, la seconda tra l'attimo contemporaneo, l'hic et nunc dello spettacolo, e il carattere retrò delle foto che gli conferisce un tocco anni '60. interessanti la ricerca sul movimento e la scelta dell'insolito palcoscenico, profonda la sensibilità fotografica.
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“Un pomeriggio d'estate tra le strade della mia città, mi sono imbattuta in un gruppo di artisti di strada. Il loro spettacolo è iniziato in punta di piedi, mimetizzato tra i passanti, mani per mano, sorrisi, sbadigli, sigarette accese, abbracci. I loro gesti, persi tra tutti gli altri, cominciavano pian piano a farsi riconoscere. Diventavano più forti, esasperavano i nostri, mimavano emozioni e mi emozionavano. Abbattuto il confine tra attore e spettatore, lo sguardo ricade indistintamente su tutti. I movimenti degli astanti completano le scenografie e siamo tutti parte di quel copione.
Ho scelto di utilizzare sia pellicole a colori che in bianco e nero dal momento che questa varietà riproduce quella delle emozioni che venivano inscenate e suscitate. Pensierosa in bianco e nero, arrabbiata a colori, felice e satura. Trovo necessaria la poetica di questa diversità."
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Quasi umani
foto di
Antonella Pandini
L'autrice, con raffigurazioni fotografiche ricche di luci e di forme, centra particolarmente bene il tema "(Im)perfette armonie" gettando lo sguardo sul mondo delle marionette, sul loro essere viso senza viso, animali lignei umanizzati, personaggi fiabeschi anelanti, attraverso i loro movimenti, a una nuova dis-armonia "umana" e utopica.
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"Fotografie di scena di marionette, con le loro imperfezioni, le geometrie di fili, spigoli, materiali insoliti, colori e luci. Figure quasi perfette, che rendono le marionette quasi umane, vere. C'è vita in quelle sagome di legno, c'è un'anima, trasmessa attraverso i fili dai marionettisti, in una simbiosi tra legno e mani. I gesti, le posizioni dei personaggi mentre camminano, volano, danzano, eseguono acrobazie, sono del tutto simili a quelli umani, e così pure il loro sguardo, anche e soprattutto se il loro viso è asimmetrico o presenta esagerazioni o mostruosità, come Pinocchio o Calibano.
La scelta degli scatti è volta a individuare i dettagli del viso o a cogliere i movimenti nella loro complessità e armonia.
Tutte le foto sono state scattate a marionette della Compagnia di marionette e attori di Gianni e Cosetta Colla."
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Con la collaborazione di:
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