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Scene da una fotografia - I edizione - "Nuda Anima"
I ed. 2012 - II ed. 2013 - III ed. 2014








La giuria e i premi / The jury and the prizes


Finalisti e vincitore / Finalists and winner


Organizzazione / Credits




  FINALISTI E VINCITORE / FINALISTS AND WINNER  




La I edizione della mostra-concorso fotografico "Scene da una fotografia" è stata vinta da Simona Fossi con il suo progetto "Corpi recisi", in mostra dal 16 al 22 giugno presso l'Istituto Quasar Design University di Roma, via Nizza 152, dalle ore 10 alle ore 20.

Simona Fossi è emersa dalla cinquina di finalisti precedentemente individuata dalla giuria e completata da Stefania Casellato, Simone Cecchi, Barbara Ghidini e Daniela Neri.

Per ciascun progetto finalista, cinque fotografie scelte dagli autori sono state esposte nel foyer del Teatro dell'Orologio (Roma) per tutta la durata della Rassegna DCQ - Nuda Anima, dal 21 maggio al 3 giugno, a partire dalle ore 20.00 di ogni sera.

Clicca su una foto per visualizzare la gallery dell'intero progetto.





Corpi recisi

foto di Simona Fossi

Per la qualità fotografica e la capacità espressiva dimostrata nell’accurata scelta e composizione delle inquadrature e nella fissazione di attimi irripetibili, grazie alle quali ha sviluppato il tema in maniera a tratti superlativa.

"Scatti selezionati da due spettacoli della compagnia di teatro contemporaneo di Ricci/Forte dal titolo “Macadamia nut brittle” e “Grimmless” nel 2011.
Ho conosciuto i due registi Stefano Ricci e Gianni Forte nel 2010. I loro spettacoli mi hanno sconvolto. I sentimenti che sanno portare in scena sono potenti, strazianti, viscerali.
Per questo progetto ho preso due degli spettacoli che ho fotografato, selezionando le immagini dove più ho sentito queste emozioni.
Sono inquadrature strette, particolari di corpi ritagliati dalla scena.
Non vuole essere un progetto descrittivo o didascalico degli spettacoli, la scelta delle immagini è puramente istintiva e l’ordine non è consequenziale.
Quando ho letto l’introduzione al titolo del tema “Nuda Anima”, ho subito pensato alla drammaticità di quei corpi, straziati, torturati, lacerati.
I corpi si spogliano non solo degli abiti ma anche della stessa pelle, della propria identità. L’anima nuda esce da corpi recisi."

All'infuori di me

foto di Stefania Casellato

Per la coerenza della serie, la qualità fotografica e per l’eccellente lavoro basato sul movimento che rimanda con semplicità e forte carica emotiva all’agitazione dell’animo.

"Il progetto “All’infuori di me” prende vita e forma dalle foto di scena che ho scattato per lo spettacolo “Lettere di Dio all’umanità” di G.Pomardi, che ha debuttato al Teatro India di Roma lo scorso Dicembre.

L’anima si schiude
dai confini del corpo.
Nell’aria
si libera
In un vento di passi,
Con un grido di luce,
All’infuori di me.
Libertà
che
In equilibrio
danza,
Occhi accesi.
Anima
Nuda."

Nude maschere

foto di Simone Cecchi

Per la qualità fotografica e l'idea della serie, che parte da una riflessione sulla drammaturgia pirandelliana per mettere a nudo, attraverso un'accurata costruzione della scena, il teatro e le maschere della realtà quotidiana fuori dal palcoscenico, esplorando la contrapposizione fra vita/nudo e forma/ritratto.

“L’idea del progetto parte dal desiderio di mettere a confronto, nello stesso istante, una delle maschere che ognuno di noi indossa quotidianamente e ciò che vi si nasconde dietro”, con queste parole ho cercato di sintetizzare il valore e il senso del mio ultimo progetto “Nude Maschere”.
I ritratti a colori, disposti in dittico, finalizzano un percorso di ricerca che mi ha visto confrontare dal punto di vista concettuale con la contrapposizione pirandelliana fra vita e forma ed il suo conseguente relativismo conoscitivo e in termini visivi con un’interessante rivisitazione postmoderna e confronto critico fra i generi del ritratto e del nudo.
Memori della tradizione pittorica e di quella fotografica (esplicita la rilettura in chiave “domestica” dei Big Nudes di Helmut Newton) gli scatti frontali (con soggetto centrale e in set diversamente ambientati per ogni “personaggio”) evidenziano la costruzione teatrale delle immagini, dichiarando il riferimento culturale, evidente fin dal titolo, alla drammaturgia del grande scrittore siciliano."

IndiviDuality

foto di Barbara Ghidini

Per la struttura della serie, nella quale il corpo della fotografa diventa corpo d’attrice, creando immagini evocative attraverso un uso consapevole della scena, di idonee scelte tecniche fotografiche e di presentazione, sdoppiando e moltiplicando il soggetto rappresentato e denudato e mostrando le possibilità dell'ontologia fotografica. Nuda Anima come movimento scansionabile.

"C'era una volta un corpo che venne sottoposto a delle radiografie ed il risultato fu: organismo da sanare.
C'era poi, un'altra volta ancora, lo stesso corpo che venne sottoposto a delle fotografie ed il risultato fu: Indivi*Duality.
Il progetto Indivi*Duality nasce in un periodo in cui sono costretta a stare molto tempo in casa per problemi fisici. Si compone di tre serie di autoscatti ambientati nelle stanze del mio appartamento.
In questi spazi intimi la luce penetra, a volte dolce e a volte forte, rivelando un corpo di donna che si abbandona per compiere un viaggio segreto nell'intimitá alla ricerca di indizi e di conferme.
Il corpo cessa di essere un organismo da sanare ed entra in questi mondi di luce per ricevere e rispondere ai suoi stimoli e poter finalmente percepirsi nella sua interioritá, nella sua anima.
Gli accadimenti mostrati nelle istantanee non pretendono essere veri o falsi ma mostrare l'apparenza di una realtá, di un senso, proprio come accade nel teatro."

Corpo a corpo

foto di Daniela Neri

Per la qualità fotografica e per la capacità di trasmettere con immagini individualmente pregevoli e d’impatto l’idea del “corpo a corpo fra attore e spettatore”.

"Fotografia e teatro costituiscono realtà ben distinte e allo stesso tempo molto vicine, due diversi metodi di ricerca e di rappresentazione, due maniere di esporsi e di esporre, che hanno stabilito nel corso della loro storia un intenso legame. Il dialogo che si è stretto ha prodotto da entrambe le parti stimolanti applicazioni sia riguardo alla fotografia teatrale in senso stretto che alle diverse forme di rappresentazione scenica.
Nel teatro la comunicazione è affidata ad una pluralità di elementi: una storia, il suo racconto, il modo in cui gli attori la incarnano. In quanto esperienza sensoriale immediata però, il teatro è in modo particolare immagine, ma immagine transitoria in continuo mutamento.
La fotografia è immagine apparentemente statica ma capace di creare un dinamismo percettivo negli occhi di chi la guarda. Si è scelto il bianco e nero in questo caso per concentrare l’attenzione sulle forme e sulle luci, per mostrare un’immagine legata ai principi che legano il teatro e la fotografia, elementi semplici, fuori dal tempo, informazioni legate alla composizione del quadro –scenico o fotografico- corpi, gesti, voci.
In questa selezione di immagini si è voluto dare risalto all’elemento “umano” della rappresentazione scenica: il corpo dell’attore.
Quello che in particolare ho cercato di esaltare è la tensione del corpo, quel momento in cui le emozioni travasano dall’anima dell’attore a quella dello spettatore.
Il corpo come strumento, come mezzo di ostensione del gesto, il corpo che si tende e ci tocca, un corpo a corpo fra attore e spettatore, quei momenti in cui l’attore consapevole del proprio corpo lo usa e ne abusa per mostrare quello che il teatro può fare, mostrare la bellezza e farcela toccare.

“Io non sono un corpo con un'anima. Sono un'anima con una parte visibile chiamata corpo” Paulo Coelho da "Undici minuti""




 

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