DoveComeQuando - Compagnia teatrale e associazione culturale

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INVENTARIA - III edizione
I ed. 2011 - II ed. 2012 - III ed. 2013 - IV ed. 2014 - V ed. 2015



Presentazione

Info, biglietti e calendario /
Gioca e vinci omaggi!

Gli spettacoli (foto e note di regia)

Rassegna stampa e credits

Flyer, locandina, libretto di sala

Giuria e premi tecnici




Ogni sera dalle ore 20.00 al Teatro dell'Orologio, per gli spettatori del Festival:
- mostra fotografica Scene da una fotografia
- degustazione gratuita di prodotti tipici aquilani
- sconto del 10% presso il ristorante pizzeria Virginiae, Via di Parione 41 (Piazza Navona)
- omaggio BioNike in prodotti cosmetici e omaggio Cofarmit

Il 20 maggio, prima dello spettacolo delle 20.30, si svolgerà la premiazione della III edizione del Premio di drammaturgia DCQ-Giuliano Gennaio, vinto da Paolo Zaffaina con il testo Italia Libre, e la presentazione della V edizione del Premio.

Il 2 giugno, dopo lo spettacolo delle 21.30, si svolgerà la premiazione delle sezioni Spettacoli, Corti, Monologhi/Performance, e della II edizione del concorso fotografico Scene da una fotografia.


 Sala Gassman 
 ore 20.30 

 Sala Grande 
 ore 21.30 

20 mag

Italia Libre

Padroni delle nostre vite

21 mag

Italia Libre

Padroni delle nostre vite

22 mag

Italia Libre

Kvetch

23 mag

Effe.Luna.Frammenti di Frida.

Kvetch

24 mag

La corsa dei mantelli

Mattia Pascal, la terza sparizione del fu

25 mag

Dove abito io

Mattia Pascal, la terza sparizione del fu

26 mag

Foto di bordello con Nanà

Il protocollo

27 mag

Il protocollo

28 mag

Nothing personal

29 mag

Nothing personal

30 mag

La non storia del signor A

31 mag

Favola di Psiche ore 20.30
Italia Libre ore 21.30

1 giu

Sezione Corti tatrali (7 corti)

2 giu

Il mio nome è Bohumil






  SALA GASSMAN  



  20-22 maggio  ore 20.30 
 Sala Gassman 

DoveComeQuando di Roma

Italia Libre (info)





di Paolo Zaffaina
regia di Pietro Dattola

con Flavia Germana de Lipsis
, Marco Schiazza
aiuto regia Alessandro Marrone



 PRIMA NAZIONALE 


Fuori concorso


Testo vincitore della III edizione del Premio di drammaturgia DCQ - Giuliano Gennaio


"Senti, ma pippare è considerato un’attività criminosa?" "No, se lo fai per caricarti prima di un’azione!"

Roma. Sabato sera. Donne, disco e bamba. Due amici sono pronti a un'ordinaria notte di follie.

...Sniff!

Uno di loro, però, ultimamente ha preso coscienza. C’è un Sistema, là fuori, che tutto controlla. Che riduce le persone a mucche da mungere, allevandole, omologandole e fornendogli tutto ciò che desiderano - compresa la bamba - ma negando loro ciò che, in nuce, definisce l’essere umano: la libertà di poter scegliere. Chi sta in alto manipola, corrompe, sfrutta. Chi sta in basso, accecato dall’ultimo modello di smartphone o di auto, subisce passivamente e, spesso, inconsapevolmente: la sua vita, strettamente parlando, non conta un cazzo.

...Sniff!

Ce n’è abbastanza per fare una rivoluzione. Prime azioni da compiere: un sequestro e un attentato.
Chi? Noi due.
Quando? Ora!
Come? YouTube. C’è tutto. Come usare una pistola, tattiche di guerriglia, come costruire un ordigno esplosivo.
Cosa?! Sì, e le nostre azioni metteranno in luce il marcio e la corruzione. Ma niente attività criminose! Noi lottiamo per un ideale.
Senti, ma pippare è considerata un’attività criminosa? ...

...Sniiiiff!



Italia Libre. Appunti per una moderna rivoluzione borghese è una commedia d'azione grottesca, esilarante, dal retrogusto amaro; per gli argomenti e per l'epilogo, una commedia dark, "Il sorpasso" dei nostri tempi, dell'Italia di oggi - un paese immobile che, quando si muove, lo fa per restare dov'è.

 

        

Foto di scena:  Laura Toro






  23 maggio  ore 20.30 
 Sala Gassman 

Marluna Teatro di Trani

Effe.Luna.Frammenti di Frida.





scritto e diretto da Maria Elena Germinario
con Maria Elena Germinario
tecnici Gianluigi Carbonara, Amedeo Russi


 PRIMA ROMANA 


Sezione monologhi/performance


Bevevo per annegare i miei dispiaceri, ma quegli stronzi hanno imparato a nuotare.

Arrivata quasi alla fine della sua vita, Frida raccoglie le sue ultime monete d’oro: cerca di ricomporre la sua identità frantumata, riattraversando vividi ricordi del passato, che talvolta si fanno “presente”, dà loro un suono, non più quello del surreale colore dei suoi quadri, ma quello della sua voce. Effe. Luna. Frammenti Di Frida. nasce dall’esigenza di raccontare un viaggio, quello che, dalle carte private di Frida, parte, riprende e mette in luce i ricordi più intimi e nascosti, lontani dall’immagine che la famosa pittrice messicana voleva dare di sé agli altri e al suo pubblico: l’amica immaginaria, i genitori, l’amore per Diego Rivera, il suo rapporto con la pittura, l’incidente che ha cambiato la sua esistenza, i viaggi all’estero e il suo voler ritornare in Messico. Frida riconosce la bellezza della sua terra e si aggrappa ai suoi valori, come a quelli del comunismo, mentre il suo corpo fragile va a pezzi. E’ uno spettacolo/tentativo di ricomporre, in un unico mosaico, i ”frammenti della sua vita” meno conosciuti, come lei stessa li ricordava nel diario o nelle lettere ad amici, amanti o familiari, dove alla parola costantemente si alternano musica e colore. E’ un lavoro che porta a scoprire e rivelare la profonda forza con cui Frida ha sopportato tanta sofferenza, sempre a testa alta e “schiena dritta”...

 

        






  24 maggio  ore 20.30 
 Sala Gassman 

Teatro Sguardoltre di Milano

La corsa dei mantelli





di Milo De Angelis
regia di Sofia Pelczer
con Viviana Nicodemo
video di Viviana Nicodemo


 PRIMA NAZIONALE 


Sezione monologhi/performance


Ecco la storia di Daina, fanciulla guerriera, bella e indomabile, amante delle sfide, della corsa e della lotta, disposta a tutto per rimanere adolescente, anche alla morte..

La corsa dei mantelli, versione teatrale dell’omonimo racconto pubblicato negli anni Settanta, alterna poesia, prosa e dialoghi in un kermesse di immagini e suggestioni. La ragazza guerriera, le edicole cittadine, i campi di calcio, il gesto atletico, le palestre, tutto un mondo adolescente attraversato dal gusto della sfida e del valore. Daina, rappresenta l’adolescenza. Pochi anni che si estendono all’infinito e sono improsciugabili, tempo di gare, di partite di calcio, di corse puntate al filo di lana, di porte disegnate con il gesso sui muri. Ogni ragazzo comincia a conoscere e a misurare se stesso, le sue doti e i suoi limiti e a scegliere i suoi fratelli di avventura. Lo spettacolo gioca con i chiaroscuri della scrittura: protagonista assoluto è la poeticità, facendo emergere i substrati e gli archetipi dell’immaginario comune in un’atmosfera ancestrale. L’assenza di sublimazione del male, del crudele, del diabolico visionario che da qualche parte è presente in tutti noi, mette in moto un universo di follia spietatamente lucida. In scena un’attrice sola dialoga con ombre proiettate e videoproiezioni rievocando quella parte essenziale di sé che rappresenta Daina, la protagonista del testo. Lo spettacolo è una partitura di immagini, suoni , parole e ritmo dalla quale emerge una spietata fiaba onirica.

 






  25 maggio  ore 20.30 
 Sala Gassman 

Con-fusione di Firenze

Dove abito io





scritto e diretto da Giacomo Fanfani
con Rafael Porras Montero
tecnico luci Silvia Avigo


 PRIMA ROMANA 


Sezione monologhi/performance


Dove abito io il mare è quasi un segreto.

Dove abito io è un monologo di un atto unico il cui protagonista parla soprattutto dell’antica condizione dell’essere e sentirsi straniero. Un’importante particolarità del lavoro è che si avvale dell’interpretazione di un attore straniero per parlare del sentirsi stranieri, accompagnandoci in un luogo altro dove le radici non esistono più e, dunque, i ricordi diventano protagonisti. Nella scelta registica l’azione si svolge in una lavanderia automatica, luogo di passaggio per affittuari, viaggiatori e migranti, ma anche luogo di acqua e pulizia, habitat naturale per la sporcizia di una civiltà intenta a rimuoverla per sentirsi perbene. Per questo motivo, il personaggio ha bisogno di lavare i vestiti che ha appena portato dal viaggio nel proprio paese, per cercare, metaforicamente, di lavare i suoi ricordi e le sue esperienze, forse per cercare d’integrarsi di più nel suo nuovo paese, o forse, semplicemente, perché ha capito che tutte le persone di tutti i paesi sono uguali, come se tutti fossero stranieri. E’ questo lavaggio che porta a una scenografia dove tutto è bianco, colore della pulizia, ma anche dell’infanzia, in contrasto con l’altro colore ricorrente nello spettacolo, il rosso, il colore del sangue e, quindi, del dolore.

 

        






  26 maggio  ore 20.30 
 Sala Gassman 

Skenai Teatro e Angelo Bestiario Compagnia di Salerno

Foto di bordello con Nanà





di Enzo Moscato
regia di Giancarlo Guercio
con Rosalia Terrano, Margherita Lago
assistente alla regia Annarita Praticò
luci e suoni Mario Loviso
scene Michele Barraco


 PRIMA ROMANA 


Sezione monologhi/performance




Viaggio a ritroso nel ricordo sublime e terribile di Nanà.

Foto di bordello con Nanà è un percorso nella scrittura di Enzo Moscato, tra alcuni dei suoi testi più rappresentativi e lirici: "Luparella" , "O casino d'a signora Zina" e "Ragazze sole con qualche esperienza". Il denominatore che accomuna questi testi è quello di avere come personaggi principali dei travestiti, resi tali non solo da una ‘mutazione’ di tipo sessuale, ma soprattutto per essere "vittime" o "carnefici" all’interno di eventi sconquassanti, traumatizzanti, totali. La scelta di adattare il monologo a dialogo, o meglio, in monologo a due voci, ha dato la possibilità di evidenziare le doppiezze, le molteplicità o anche le moltitudini di voci e di umori che caratterizzano la scrittura di Moscato e le sfumature dei personaggi che in questi testi vanno imprescindibilmente marcati. La storia è terribile, talvolta inaccettabile: la violenza del tedesco sul corpo morto di Luparella (che tra l'altro aveva appena partorito), la "morte" dei casini, dei bordelli, segno della conclusione di un'era, la morte vista nell'acqua della ciotola, materializzata nelle due bare nere. Moscato è stato in grado di scrivere una vera tragedia moderna, con tanto di miti e simulacri, con toni violenti ed elevazioni catartiche: lo spettatore non può rimanerne escluso. E' dentro la storia. E' la storia.

 

        






  SALA GRANDE  



  20-21 maggio  ore 21.30 
 Sala Grande 

Sciara Progetti di Randazzo (CT)

Padroni delle nostre vite





di Ture Magro, Emilia Mangano
regia di Ture Magro
con Ture Magro
direttore di scena Stefano Brivio
tecnico luci Nicolas Zambelli


 PRIMA ROMANA 


Sezione spettacoli


"Ben fatto, ben scritto, ben recitato. E’ agghiacciante.Deve andare ovunque" - Lina Wertmuller.

Quando abbiamo incontrato la storia di Pino e Marisa Masciari abbiamo capito subito che era la storia che stavamo cercando da tanto tempo. Siamo nati a Sud, conosciamo certi luoghi, e sentivamo da tanto tempo l’esigenza pressante di raccontarli e non tacere certe dinamiche. Il nostro sud, il coraggio di certe scelte in territori difficili, la forza di quei meridionali capaci di grandi imprese e lo spirito di sacrificio che non ti abbandona mai quando decidi che non hai altra scelta. E poi la puzza della paura, dell’infamia di coloro che si devono prendere il tuo sangue, i tuoi sogni e renderti schiavo. La lotta tra buono e cattivo certe volte sembra essere soltanto una lotta a senso unico. Il cattivo vince sulla paura e sull’ingenuità del buono. In questa storia non è cosi, il buono questa volta ha deciso di non farsi sopraffare. Ha paura ma ha anche la capacità di organizzarsi e prendere una decisione: battersi. Oggi è ancora vivo. Ci siamo lasciati condurre e suggestionare dai tanti volti incontrati, dai suoni della nostra terra, da certi colori del cinema che ci accompagnano sempre.

 

        






  22-23 maggio  ore 21.30 
 Sala Grande 

Lyra Teatro di Milano

Kvetch





di Steven Berkoff
regia di Laura Tanzi
con Claudio Coco, Ana Gárate, Yasmine Mamprin, Demetrio Triglia, Daniele Zighetti
make up artist Jole Colecchia


 PRIMA ROMANA 


Sezione spettacoli


Dal genio di Steven Berkoff, una black comedy dedicata a chi ha paura.

I protagonisti di Kvetch sono “persone” reali che vivono situazioni comuni, in cui tutti si possono identificare. A questo aspetto ordinario Berkoff aggiunge però una seconda dimensione, quella dei “kvetch”, monologhi interiori pieni di senso e verità, in cui i personaggi esternano i loro veri pensieri. La contrapposizione tra questi due piani – la dimensione sociale e la vita interiore – crea un ritmo sincopato e avvincente e smaschera con tagliente ironia le mille paure della vita moderna. L’ispirazione per la regia di questo testo è nata da una cena al buio presso l’Istituto dei Ciechi di Milano. Al tavolo con perfetti sconosciuti, nel buio più totale, la conversazione pian piano virava verso argomenti profondi, la postura sulla sedia diventava più rilassata, la necessità di nascondersi dietro sorrisi di circostanza spariva. In Kvetch alcuni personaggi cercheranno una via di fuga alla loro infelicità; rischieranno per un futuro più felice “mandando alla malora tutti i sensi di colpa”, mentre altri non riusciranno nell’impresa. Se c’è qualcosa che questo spettacolo ci auguriamo trasmetta allo spettatore è proprio questo, la voglia di non nascondersi, di affrontare le proprie paure e di vivere ogni momento della vita con verità e pienezza, rilassati e autentici come in una cena al buio.

 

         






  24-25 maggio  ore 21.30 
 Sala Grande 

Orchestra Teatralica di Roma

Mattia Pascal, la terza sparizione del fu





scritto e diretto da Giovanni Avolio
con Giovanni Avolio, Maria Grazia Adamo, Serena Borelli, Valeria De Angelis
light designer Mauro Buoninfante


Sezione spettacoli




Lo strano racconto delle vicende di Mattia Pascal, l'uomo che morì due volte; ma non era vero!

Un uomo è scomparso...di nuovo. Per la terza volta non si ha più traccia di Mattia Pascal. Che sia veramente morto, stavolta? Attraverso le parole di creditori, amici, furfanti, familiari, suocere, mogli, amanti, conoscenti e avventori viene raccontata la strana storia di un uomo che aveva perso la sua partita con la vita, e aveva ottenuta un'altra esistenza in premio dalla sorte, o meglio, da un casinò: l'assurda esistenza di un ricco non più vivo. Lo spettacolo indaga il labirinto e la società claustrofobica dentro cui si muove Pascal, eliminando lo stesso protagonista e mostrando quell'universo attraverso gli occhi stessi dei personaggi minori del romanzo. Un racconto nero, immerso nel tragicomico della vita, che indaga il grottesco e l’ironico del romanzo di Luigi Pirandello, esplorando le identità, le relazioni e i ruoli che governano la società. Con un giusto spazio per una catartica vendetta. Il tenore e il ritmo della rappresentazione portano lo spettatore in un dissacrante e tragicomico viaggio tra le storture di certi legami sociali svuotati di significato e le forzature operate per trovare a tutti i costi un proprio posto nel mondo.

 

              

Foto di scena:  Laura Toro






  26-27 maggio  ore 21.30 
 Sala Grande 

Format 4 di Roma

Il protocollo





scritto e diretto da Igor Grcko
con Francesca Renzi, Alessandra Coronica, Isabel Zanni, Emanuela Ventura


Sezione spettacoli


Una storia che conoscono tutti, ma nessuno ha mai visto.

Una pièce travolgente, dinamica, innovativa. Quattro giovani attrici, costantemente in scena, attraverso uno straordinario tempismo e una gestualità frenetica, trascinano lo spettatore in una nuova atmosfera a cui è impossibile sottrarsi. Specchio della vita femminile, Il protocollo è un’opera che narra con armonia, cura e una sinfonia di movimenti il flusso di un’esistenza, raccontata con disincanto e tenerezza. Il sapiente racconto di un’esistenza fatta di tappe da ricordare, momenti di passaggio da condividere, scene quotidiane ai limiti della perfezione ritmica, ora da ridere ora su cui riflettere rendono facile l’immedesimazione del pubblico femminile e forte la partecipazione di quello maschile. L’idea, è quella di valorizzare il teatro nella sua accezione di arte visiva e che in quanto tale va visto piuttosto che ascoltato, vissuto piuttosto che capito, uno spettacolo impossibile da raccontare. Un lavoro attoriale meticoloso, impreziosito dall’abilità tecnica; un meraviglioso dinamismo ed un’elegantissima femminilità sono gli ingredienti di quest’opera. Essenzialità disarmante in cui il corpo, con le sue capacità e possibilità, si rende il vero protagonista

 

        






  28-29 maggio  ore 21.30 
 Sala Grande 

Free Mistake Project di Roma

Nothing personal oh yeah





un progetto di Francesca Viscardi Leonetti
con Maria Francesca Palli
, Vittorio Bottillo, Davide Valicelli, Maria Tona, Filippo Morelli, Francesca Viscardi Leonetti, Yuri Napoli, Claudia Natale
con la partecipazione straordinaria di Amalia Grè
aiuto regia Yuri Napoli
fonico Salvatore Tagliapia
trucco Renata Di Leone
assistenza trucco Giulia Lazzarini


 PRIMA NAZIONALE 


Fuori concorso









Un secondo per perdersi in un'esperienza inquietante, commovente e ironica.

Tre personaggi agiscono il testo del film di Roman Polanski Nothing personal: la morte e la fanciulla. Uno spettacolo multimediale che affronta l'orrore della violenza e dell'impotenza sublimandola con onestà intellettuale, denunciando gli abusi sul femminile deliberatamente scambiati per mitomanie: la manipolazione di cui la nostra parte da 'benpensanti' è responsabile quando non ci interessa osservare una realtà troppo atroce.

 






   30 maggio  ore 21.30 
 Sala Grande 

Il Sipario Strappato di Arenzano (GE)

La non storia del Signor A, il collezionista di paure





di Alessandro Bergallo, Lazzaro Calcagno, Andrea Begnini
regia di Lazzaro Calcagno
con Alessandro Bergallo
collaborazione musicale Nicola Angelucci


 PRIMA ROMANA 


Fuori concorso




Una nuova e divertente forma di teatro-canzone che re-interpreta la lezione di Gaber a 10 anni dalla sua scomparsa.

Ecco, in sintesi, cosa propone La Non Storia del Signor A, il collezionista di paure, il nuovo spettacolo di Alessandro Bergallo. La non storia del Signor A è uno spassoso percorso di definizione di se stesso per via di negazione: provando a togliere progressivamente da sé, come tanti post-it da una parete, tutte le paure, le illusioni, i ragionamenti contorti e le false aspettative si arriverà (forse) a scoprire quello che resta di noi al netto dell’esistenza. Il Signor A comincia col dichiarare la sua totale e assoluta dipendenza da tutto e da tutti come punto di partenza dal quale cominciare a levarsi di dosso le proprie rassicuranti paure: del bricolage, dell’aspetto esteriore, del padre, dello psicanalista, dei supereroi e di Dio. E, ancora, del proprio passato segnato, della televisione, del lavoro, del successo e pure della morte. Che si presenta, invece che come la certezza, una qualsiasi ma comunque definitiva, come un’ulteriore occasione di dubbi e di moltiplicazione di paure. In fondo, il Signor A è così contorto, noi siamo così contorti da non riuscire a trovare la fine nemmeno nella fine.

 

         






   31 maggio  ore 20.30 
 Sala Grande 

M.A.G.di Roma

Favola di Psiche





un progetto di Flavio Marigliani
con Valeria Nardella
costumi e scene Monica Raponi


Fuori concorso





Ahimè, che importa immaginare il futuro sposo, se manca il diritto di guardarlo?

Ispirato al mito classico di Amore e Psiche, il monologo recitato da Valeria Nardella mette in scena il confronto di una donna con la realtà dell’amore. Partendo dall’idealizzazione dell’infanzia e passando attraverso le esperienze delle sorelle, Psiche conoscerà l’amore e la sua vera forma per la prima volta nel confronto carnale con suo marito. Un testo ricco di sfumature ironiche e pungenti sull’idealizzazione dell’amore e dei sentimenti; una riflessione audace e originale sul rapporto uomo-donna e un originale percorso attraverso le diverse fasi della femminilità: dall’infanzia all’età adulta.

 

         

a seguire

  31 maggio  ore 21.30 
 Sala Grande 

DoveComeQuando di Roma

Italia Libre (info)





di Paolo Zaffaina
regia di Pietro Dattola

con Flavia Germana de Lipsis
, Marco Schiazza
aiuto regia Alessandro Marrone



 PRIMA NAZIONALE 


Fuori concorso


Testo vincitore della III edizione del Premio di drammaturgia DCQ - Giuliano Gennaio



"Senti, ma pippare è considerato un’attività criminosa?" "No, se lo fai per caricarti prima di un’azione!"

Roma. Sabato sera. Donne, disco e bamba. Due amici sono pronti a un'ordinaria notte di follie.

...Sniff!

Uno di loro, però, ultimamente ha preso coscienza. C’è un Sistema, là fuori, che tutto controlla. Che riduce le persone a mucche da mungere, allevandole, omologandole e fornendogli tutto ciò che desiderano - compresa la bamba - ma negando loro ciò che, in nuce, definisce l’essere umano: la libertà di poter scegliere. Chi sta in alto manipola, corrompe, sfrutta. Chi sta in basso, accecato dall’ultimo modello di smartphone o di auto, subisce passivamente e, spesso, inconsapevolmente: la sua vita, strettamente parlando, non conta un cazzo.

...Sniff!

Ce n’è abbastanza per fare una rivoluzione. Prime azioni da compiere: un sequestro e un attentato.
Chi? Noi due.
Quando? Ora!
Come? YouTube. C’è tutto. Come usare una pistola, tattiche di guerriglia, come costruire un ordigno esplosivo.
Cosa?! Sì, e le nostre azioni metteranno in luce il marcio e la corruzione. Ma niente attività criminose! Noi lottiamo per un ideale.
Senti, ma pippare è considerata un’attività criminosa? ...

...Sniiiiff!



Italia Libre. Appunti per una moderna rivoluzione borghese è una commedia d'azione grottesca, esilarante, dal retrogusto amaro; per gli argomenti e per l'epilogo, una commedia dark, "Il sorpasso" dei nostri tempi, dell'Italia di oggi - un paese immobile che, quando si muove, lo fa per restare dov'è.

 

        

Foto di scena:  Laura Toro






 1 giugno  ore 21.30 
 Sala Grande 


Idiomi e idioti

DiVento


scritto e diretto da Elena D'Angelo
con Agustina Toia (attrice) Leonardo D'Angelo (musicista)



Non la puoi fermare. Lei deve passare

L’attrice compie dei gesti semplici, quotidiani: si spazzola i capelli recitando una filastrocca, si veste, interagisce con la sagoma umana di carta, imita il moto oscillatorio del ventilatore. Il pettinarsi i capelli degenera in un folle spazzolare e la filastrocca diventa sincopata, come a voler raccontare l’esitazione che connota la fine dell’infanzia, la difficoltà con cui ci separiamo dalle prime illusioni (primo movimento). Il vestirsi è prima spasmodico, eccitato, come le prime esperienze che ci vestono negli anni della giovinezza, poi il gesto di indossare l’età diventa più lento, più consapevole. L’interazione con la sagoma è prima danza, ricerca, poi distruzione: sono gli anni che passano sgretolando l’innocenza e la bellezza (secondo movimento). Il moto oscillatorio del ventilatore e dell’attrice è il lento trascorrere della vecchiaia, gli anni dell’attesa e del ricordo (terzo movimento).


NITAM

Et ainsì un soir


di Paolo Valentini
regia di Giuliano Baragli
con CArlotta Mangione, Chiara Alberti, Giancarlo Porcari



...altrimenti scegli di vivere ma per vivere bene cosa vuoi? Qual’è la cosa che ti farebbe stare bene? Io vorrei essere una donna.

Si potrebbe forse definire l’esordio d’un ménage à trois. Una donna scopre il tradimento del suo compagno con un altro uomo. L’elemento erotico salta immediatamente in primo piano, in maniera lancinante, al punto da far cadere le resistenze della donna, i suoi stessi “tabous sexuels”. Ma è lei che prende in mano la situazione utilizzando il suo uomo come più ampio oggetto di desiderio. E’ lei che si regala e dona al suo uomo un transessuale per meglio appagare, mercificandoli, i suoi stessi e nuovi appetiti. Si tratta d’un esperimento nel quale l’intera trama del racconto viene lasciata in sospeso. Non vi è un titolo che faccia da iniziale baricentro. Niente viene chiarito e la stessa struttura del racconto vuole destabilizzare la scena partendo dal suo epilogo che però vuole rilanciare ad un nuovo inizio.


StraCCiaLuNe

Io sugno


di Davide Paciolla
regia di Francesca Muoio
con Davide Paciolla
audio e luci Luca Cardillo



Sognavo qualcosa di grande ed invece…È così faticoso essere una nullità.

Un racconto, un sogno…o semplicemente un delirio? Nessuna delle tre cose o, forse, tutte insieme. Si sogna per dimenticare, per sforzarsi di poter ancora credere in qualcosa o perché, banalmente, si è. Ed “essere” implica desiderare di divenire altro. Come mille fantasmi aleggiano nella mente di un individuo, così mille scene in questo testo si accavallano e si confondono l’una all’altra in un continuo alternarsi tra realtà e fantasia. A parlare siamo davvero noi stessi o siamo solo il riflesso di un sistema comportamentale collettivo? La commistione di una memoria vissuta ad una inventata: entrambe con ragione di esistere ed entrambe portatrici di verità che non si escludono affatto, ma che ironicamente, al contrario, si completano. Un divertissement per l’attore e per chi lo guarda, una risata amara nel viaggio onirico della realtà dei sogni.


La bottega del teatro

Anche la follia merita i suoi applausi


un progetto di Angelo Stroia
con Elena Fattorusso, Pierluigi Tortora



Un viaggio fra poesia e follia negli orizzonti indefiniti ed inesplorati della mente umana.

Lo spettacolo proposto nasce dalla straordinaria ed inaspettata sensibilità, unito ad un innocente animo puerile, che trasudava dai racconti degli internati dell'ex Ospedale Psichiatrico Santa Maria Maddalena di Aversa, in provincia di Caserta. Ciò si unisce alla poesia di Alda Merini, una delle poetesse più' importanti della seconda metà del secolo scorso. L’animo indocile, la macchina d’amore che è Alda Merini, sarà presente con la sua poesia a scandire i momenti dello spettacolo, dove al gesto e alla parola è affidato il compito di trasmetterci i pensieri, le emozioni, i ricordi di queste persone che nella loro più autentica sincerità si raccontano. La poesia di un'amore sconfinato verso la vita, racconti di anime pure, candide, innocenti, costrette a vivere il disagio di condizioni e trattamenti disumani congegnati dalla società dei " sani di mente". Lo spettacolo vuole portarci in un mondo dagli orizzonti indefiniti, quello appartenente alla mente umana, e la nostra unica guida sarà l'emozione.


TeatrOltre

Replay


un progetto di Franco Bruno
con Liliana Marciante, Mariagrazia Catania, Salvatore Venezia
Costumi, trucco ed acconciature Marina Marchica



Domani sarà tutto finito.

Dark (Rose), Vecchia (Marie Louise) e Body (Armand) vivono in luogo buio, deserto e senza tempo. Vestiti come barboni, accatastati l'uno sull'altro e protetti da un riparo di cartone. I loro corpi fusi, dormono un sonno innaturale. Poi, un secco ordine, Replay, li sveglia, e ne riporta indietro nel tempo le menti. Replay è un gioco: la ripetizione di un incontro avvenuto nel giardino di Rose. Essi si alzano, a memoria ripetono i gesti preparatori di una cerimonia ripetuta infinite volte; si vestono con sagome di abiti indossati nel giardino; attori che controvoglia prendono posizione per la loro entrata in scena. Il gioco del Replay riduce i personaggi a pure marionette mosse da un potere occulto, nato dalle loro stesse menti. Nel gioco evocano il proposito di andare a Parigi, in città. Un momento delle loro vite, in cui l’illusione alimentava i sogni segreti di ognuno di loro. L’opprimente rumore si manifesta inatteso e minaccioso; è l'unico cambiamento della loro non-vita. Anche il gioco del Replay, quando c'è il rumore, si blocca. Rumore dopo rumore, il Replay continua infinito.


Vlad FIlm

Che gioia


di Antonio Vladimir Marino
regia di Pietro Juliano
con Antonio Buonanno



Non me lo domandate: io proprio non me l'aspettavo!

E' davvero incredibile come insignificante e priva di senso, vista dal di fuori, e come opaca e irriflessiva, sentita dal di dentro, trascorra la vita di quasi tutta l'umanità. Nel declino di una società fondata sul principio dell’immediatezza, della genericità e del consumo vorticoso del piacere, gli uomini somigliano a orologi che vengono caricati e camminano, senza sapere il perché. E in questo andare avanti nel tempo e nello spazio senza fissare ora e luogo per l’incontro, la vita d'ogni singolo individuo, se la si guarda nel suo complesso, ci sembra sempre più una tragedia, ma esaminata nei particolari, ha il carattere della commedia! L'agitazione e il tormento della giornata, l'incessante ironia dell'attimo, il volere e il temere della settimana, gli accidenti sgradevoli d'ogni ora, il lavoro mal retribuito (e in molti casi mai retribuito) sono vere scene da commedia. E così perdiamo la percezione della realtà, senza badare ai piaceri naturali e necessari come l'amicizia, la libertà, il riparo, il cibo, l'amore, le cure, ma avendo a cuore la visibilità del nostro “essere” umani attraverso i piaceri non naturali e non necessari, come il successo, il potere, la gloria, la fama. Anche la morte se condita dall’enfasi mediatica ci solleva dal peso e dalla responsabilità di essere persone normali. Ma è solo un’iperbole.


Mercuzio and Co.

Il compleanno


scritto e diretto da Alessandro Lanza
con Antonella Caucci, Giulia Calcaterra



Nei sogni si è sempre un po' migliori che nella vita vera. Apposta si sogna. Non un futuro più radioso, ma un più radioso io, un io più eroico.

Una ragazza, da poco laureata, si reca a cena da sua madre per festeggiare il suo compleanno. Le due donne si confrontano, si commuovono, si ricordano e si raccontano. Tutto ruota attorno al nome della ragazza, come da sempre a ogni suo compleanno. Quel nome che sua madre le ha messo trentaquattro anni prima, quando era venuta al mondo la sera stessa di uno degli episodi più tristi della nostra democrazia, quando ad una manifestazione, come tante ce n’erano in quel maggio del ’77 (in cui lei era presente), una carica della polizia usò proiettili veri e una giovane attivista perse la vita. Quel nome e quella data di nascita hanno agito e continuano ad agire a distanza di tanti anni nella vita della figlia e nella vita della madre, condizionano i loro rapporti, le dividono e le uniscono, le costringono a lottare per la ricerca di un’identità propria che la storia del nostro tempo cerca loro di negare. Ciò che è accaduto e ciò che in suo luogo avrebbe potuto accadere affolla in modo binario la giornata della madre e ne scandisce tempi e pensieri, mentre nella figlia si avvicendano moti di avvicinamento e di raffreddamento. E nella densa quotidianità del loro dialogo irrompono gli spazi individuali della memoria, veri monologhi interiori in cui ciò che è stato si accavalla a ciò che poteva essere e che forse potrebbe ancora essere se questo fosse un Paese migliore, se noi stessi fossimo le persone migliori che vorremmo essere e che stiamo lottando, come loro, per essere.






  2 giugno  ore 21.30 
 Sala Grande 

Enrico Carretta di Roma

Il mio nome è Bohumil





di Jacob Olesen, Giovanna Mori, Francesco di Branco
regia di Giovanna Mori
con Jacob Olesen
consulenza artistica Giovanna Mori, Leone Pompucci, Ted Keijser, Stefania De Santis
consulenze musicali Paolo Rossi
luci e fonica Luca Febbraro


Fuori concorso


Le tante storie di una vita raccontate da un funambolo del gesto e della parola.

A 15 anni dalla morte del grande scrittore Bohumil Hrabal, che ha saputo raccontare così bene il surreale della realtà, con un linguaggio visionario e semplice. Storie sempre attuali, di uomini che attraversano la vita con inconsapevole leggerezza, coraggio e sentimento.
In un presente dove coraggio, visioni e leggerezza sembrano mancare, queste sono storie importanti da raccontare e da ascoltare.
“Nel 1936, anzi, nell’ottobre 1936, precisamente l’undici ottobre 1936 alle ore 12 arrivai all’Hotel Paris a Praga. Era così bello che quasi svenni…” Comincia così la storia dell’incredibile vita di Bohumil, cameriere di statura bassa che teneva la testa alta sperando che il collo gli si allungasse.
Ma piccolo era e piccolo sarebbe rimasto.
Una vita che attraversa la guerra, l’occupazione nazista di Praga e dell’intero paese, fino alla sconfitta dei tedeschi.
Sono anni cruciali nella storia del novecento, il popolo ceco affronta l’ostruzionismo quotidiano, simbolo della resistenza cittadina antinazista.
Ci mostra dagli occhi di un cameriere un’ingenuità che non coglie le contraddizioni negli avvenimenti che sconvolgono la vita delle persone intorno a lui.
Bohumil, malgrado tutto aveva una stella, una buona stella che non lo abbandonava mai.
Perché lui nella sorprendente sorpresa, nell’incredibile che diventava realtà, ci credeva.
Sempre.

 

              





 

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