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Rassegna DCQ - I edizione - "Linea d'ombra"
I ed. 2011 - II ed. 2012 - III ed. 2013 - IV ed. 2014 - V ed. 2015
GLI SPETTACOLI
28-29 marzo, ore 20.45
(fuori concorso)
DoveComeQuando di Roma
presenta
Striptease in alto Mare
di Slawomir Mrozek
regia di Pietro Dattola
con Luca Calone, Francesco Castiglione, Vincenzo Guaglione, Gianluca Fioravante, Cristiano Priori, Giada Di Fonzo
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Autore polacco noto soprattutto per il suo testo Emigranti, Mrozek esordì con testi che i più classificarono come pezzi dell'assurdo,
malgrado la contraria opinione dello stesso autore.
Tra quelli rientrano i due atti unici In alto mare e Striptease in cui l'autore colloca i suoi personaggi
in situazioni che, dopo pochissimi minuti, da plausibili (per quanto bizzarre) diventano grottesche, assumendo contorni via via sempre più
surreali mentre lo svolgimento segue i binari delle premesse con magistrale lucidità e agrodolce ironia.
I suoi protagonisti, infatti, sono sempre alle prese con un potere esterno,
che esige senza dare troppe spiegazioni e tuttavia da loro mai messo realmente in discussione (eppure, come dimostrano i recenti esempi
nordafricani, il potere non è tale solo finché come tale viene riconosciuto?) e a cui, in un modo o nell'altro, finiscono sempre per adeguarsi,
fino all'estremo sacrificio.
Nell'osservare le reazioni dell'uomo comune al potere - anzi, al Potere -,
l'autore riesce ad astenersi dal giudicare: egli registra e basta, lasciando ogni considerazione al lettore e allo spettatore,
nella convinzione che tutti abbiano gli occhi per vedere; e se quel che manca, a volte, è la volontà di guardare, bisogna trovare
un modo per attirare l'attenzione.
E i testi di Mrozek - divertenti a volte anche al limite del comico - ci riescono benissimo.
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30-31 marzo, ore 20.45
Il Sipario Strappato di Arenzano (GE)
presenta
La notte in cui Oscar tornò a casa
di Lazzaro Calcagno e Matteo Monforte
regia di Lazzaro Calcagno
con Luigi Marangoni, Enzo Paci, Federica Ruggero, Raffaele Casagrande
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La notte in cui Oscar tornò a casa è solo la storia di quattro amici cresciuti assieme in un paesino sperduto tra i monti,
che si ritrovano una notte, in un pub, a bere birra. Ed è proprio in quel solo che corre inesorabile, come un treno impazzito,
la linea d’ombra di tutta la pièce.
La notte in cui Oscar tornò a casa è, infatti, il lato oscuro della semplicità di una amicizia tra trentenni, cresciuta e
cementatasi in un posto dimenticato da dio.
È solo la storia di Matilde – che fa la cameriera nel pub e da quel paesino sarebbe disposta a tutto, pur d’andarsene -
di Bibop – simpatico ubriacone perdigiorno che per vivere fa il boscaiolo - di Carlo – l’unico dei quattro che ha studiato e fa
l’avvocato – e di Oscar, che è tornato in paese quella notte stessa, dopo essere stato in galera per rapina, tradito dal quinto amico,
Martino, che l’ha venduto alla polizia ed è scappato chissà dove col bottino.
La notte in cui Oscar tornò a casa è solo questo, punto.
Più tutto quello che si nasconde dietro.
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1-2 aprile, ore 20.45
Aemilius di Roma
presenta
Doping
di Allegra De Mandato
regia di Emanuele Arrigazzi
con Emanuele Arrigazzi
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Doping è al tempo stesso un monologo, una performance dal vivo
e una corsa contro il tempo. Il senso è quello della vertigine, del labirinto, dell’acidità, della droga, del doping.
Il doping non è solo drogarsi per vincere, ma è la droga che accompagna la vita di chi deve sentirsi parte di una società in decadenza, anzi di più: deve sentirsi sovrano di questa società; la storia di chi attraversa una linea d’ombra e non sa come ne uscirà.
Non tutti ne escono e sicuramente nessuno resta quello di prima.
La drammaturgia è volutamente a brandelli, va avanti e indietro nel tempo, è un’incursione nel cervello di qualcuno, è un flusso di
coscienza allucinato, è accompagnata da una videoproiezione e un insieme di suoni, è una serie di racconti e insieme un elenco straniato
di droghe, drogati, effetti, è un incubo o la fine di una vita, è il tentativo di non essere consequenziali ma nemmeno mimetici,
è sicuramente una spirale.
Un testo che ci sembra metafora più che mai urgente di un ossimoro che si sta facendo sempre più reale e che tanto la cronaca ci racconta,
fino a renderlo parte della nostra quotidianità.Non si vogliono dare risposte o dare giudizi. In questo gioco siamo le vittime o i carnefici?
I giudici o i giudicati?
Siamo sicuri che non ci riguardi?
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3-4 aprile, ore 20.45
Teatro delle Forchette di Forlì
presenta
Che fine ha fatto "Baby Jane"?
adatt. di Massimiliano Bolcioni
regia di Massimiliano Bolcioni
con Antonio Sotgia, Stefano Naldi, Valentina Minzoni, Enrico Monti
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Due sorelle. Una grande casa. Entrambe un tempo famose, belle e fortunate. Ora il tempo implacabile le ha resi sfiorite deluse,
legate al passato e ai ricordi... e pazze. Irrimediabilmente. Una ancora legata al passato di ex bimba prodigio e l’altra costretta ad una
sedia a rotelle. Dal racconto noir Che fine ha fatto "Baby Jane"? di Henry Farrell e dall’omonimo film di Robert Aldrich,
l’adattamento di Massimiliano Bolcioni estrapola i concetti e i simboli chiave che fecero del film un cult, prendendone in considerazione non solo
i motivi originali ma anche le storiche derivazioni.
Ecco quindi "Baby Jane" diventare qui finalmente quel mostro dell’inconscio e della psiche che è, in un’atemporale dimensione dove tutti
i cliché vengono esplorati ed evidenziati fino al punto di vedere "la piccola Baby Jane Hudson" partorita da una mente materna anziché
paterna distruggere la vita di due fratelli anziché di due sorelle, e le “illogiche” terrificanti conseguenze, che renderanno il tutto
un’autentica "tragedia greca contemporanea", disseppellendo anche temi profondi e scomodi all’epoca sacrificati per vari motivi, quali,
come nel nostro caso, l’omosessualità e il tema del diverso inteso anche come condizione fisica. Il tutto sotto l’egida di un sacro stato
d’ansia che la messa in scena costruisce e protrae per tutto il tempo.
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5-6 aprile, ore 20.45
Sofis Arte Musica di Roma
presenta
Anna e altre storie...
di Alessandro Fea
regia di Alessandro Fea
con Michele Balducci, Antonella Civale, Ketty Di Porto, Nicola Mancini, Niccolò Matcovich
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Cinque attori che si modellano all’interno di un percorso di “corti” teatrali, dove attraverso un’alternanza di forte comicità,
così come una forte drammaturgia, i vari personaggi da loro interpretati affrontano temi umani, personali, di coppia, di vita...
Coppie in crisi, madri coraggio, psicosi calcistica, professori dalla spiccata sensibilità, storie dalla profonda umanità e forza,
sono alcuni dei tanti temi che compongono l’alveare dello spettacolo, in cui un sottile filo tiene uniti tutti i vari quadri.
La musica segue l’evolversi delle situazioni, accompagnando e sottolineando i passaggi in cui i personaggi mettono a nudo il loro lato umano.
Nato anni fa da un format che suscitò molto successo di pubblico e critica, lo spettacolo è composto anche da alcuni “corti” che negli anni sono stati
rappresentati anche all’interno della rassegna Il Garofano Verde del Teatro Belli di Roma.
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7-8 aprile, ore 20.45
Serpiria di Roma
presenta
Azione uguale e contraria
di Corrado Scalia
regia di Corrado Scalia
con Corrado Scalia, Luciano Lalli, Valerio De Angelis, Filomena Tolino, Laura Nardi, Ivan D'Andrea, Maria Musco, Rebecca Chierici
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Dice un vecchio proverbio degli indiani Chirikawa: “Ovunque vada un uomo, la sua ombra lo seguirà”.
È l'ombra del proprio essere, quello vero, profondo, sconosciuto o dimenticato. Ognuno proietta un’immagine di un personaggio creato ad uso e
consumo altrui. Ognuno mostra la faccia per nascondere il viso. Ognuno è “colui che lo si crede”. Ma la sua ombra porta con sé il carico
d’angoscia della coscienza della propria debolezza, delle passioni violente, dell'essere aldilà di credere e di voler essere...
In quell'ombra si cela il mostro dal cuore spezzato dal peso di vivere una vita progettata da altri.
C’è una linea d'ombra tra il personaggio e l'essenza del sé...
Quando quella linea si oltrepassa si può scoprire di liberare il mostro e
condurlo al delitto.
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9-10 aprile, ore 20.45
(fuori concorso)
DoveComeQuando di Roma
presenta
Soriana
di Flavio Marigliani
regia di Pietro Dattola
con Flavia Germana de Lipsis, Fabio Morìci, Andrea Panichi
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Con Soriana, il giovane Flavio Marigliani ha tessuto una storia aperta a più interpretazioni e registri scenici,
anche molto differenti tra loro.
Strutturalmente ciclico per certi versi e non lineare per altri, il testo, dai vaghi sapori ioneschiani, si forma intorno a
una coppia in cui qualcosa comincia a spegnersi - mentre qualcos'altro va accendendosi; in cui le forze attrattive, sebbene
ancora presenti, stentano a bilanciare quelle repulsive, fino a schiantarsi... per poi ricominciare daccapo.
Lungo il processo, un meccanismo simile a una danza di morte, in cui lei e lui assumono i panni, contemporaneamente e vicendevolmente,
di vittima e carnefice, del partner e di se stessi, in una spirale autodistruttiva che straborda anche nell'incubo, grazie anche al
punto di vista prescelto: quello di lei, di Soriana, colta mentre va progressivamente perdendo il contatto con la realtà e si
rende conto di perderlo.
Testo vincitore della I edizione del Premio di drammaturgia DCQ - Giuliano Gennaio.
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Il 10 aprile, dopo lo spettacolo, si è svolta la premiazione
della rassegna e della I edizione del Premio di drammaturgia DCQ-Giuliano Gennaio.
Con la collaborazione di:
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