Roberto Simone è finalista della I Edizione di Drammi di Forza Maggiore con il testo Car(o)vita.
SINOSSI
Vicky e Zaira sono due ragazze di un quartiere popolare qualunque che decidono di fare una rapina in un supermercato con lo scopo di rivendere i prodotti rubati a prezzi onesti ai loro vicini.
VALUTAZIONE COLLETTIVA
La tematica attuale e i personaggi non realistici ma reali, fatti di carne e idee, rendono questo testo un piacevole viaggio tra volti che nel giro di poco sembra di conoscere da tempo. Temerario e originale nell'impostazione, lascia piena libertà per un'eventuale messa in scena.
SULLA GENESI E SUL TEMA DEL TESTO
Ho scritto il testo a cavallo tra il 2020/2021, è un neonato in realtà che puzza ancora di liquido amniotico soprattutto perché accanto a lui ce ne sono altri due che attendono di essere estratti dal ventre gonfio della mia mente insana. A parte i giochi di parole. È un testo a cui pensavo da tempo, e che dovrebbe far parte di una trilogia. Mi ha spinto il desiderio di raccontare il confine tra legalità, illegalità, socialità, mutualismo collettivo, ed etica. Tutti e tre i testi racconteranno storie borderline ove una comunità si aiuta e si supporta compiendo azioni illegali, ma che si mostrano necessarie.
SULLO STILE E SULLE INFLUENZE
Lo stile è un qualcosa che puoi cambiare a seconda del contesto. Un po’ come gli abiti. Da onnivoro quale sono per me è impossibile scegliere e mantenere uno stile, e forse mi annoierei pure di me stesso(il che è alquanto semplice in realtà). Questo testo ha uno stile, certamente, e sarà molto probabilmente simile allo stile dei prossimi due testi collegati, come molto probabilmente gli ultimi. Le mie influenze o ispirazioni sono ovunque, dalla drammaturgia inglese, ad alcuni autori italiani, alla letteratura e cinematografia sud americana, ai programmi pop, all’arte contemporanea alla quale devo in realtà molto, soprattutto la lezione dell’auto-ironia. La capacità di non prendersi sul serio, di sorridersi.
SUL PANORAMA DRAMMATURGICO NAZIONALE
Quest’anno di zoom e aperitivi digitali in realtà mi ha mostrato un panorama drammaturgico più interessante di quel che credessi. La scrittura collettiva mi ha aiutato a comprendere che c’è fame di collettività, e questa è una parola a cui tengo molto. Se c’è qualcosa di cui sento la mancanza è sicuramente più spazio nei cartelloni alla drammaturgia contemporanea. Nella sua interezza: dai testi impegnati, alla ricerca sul surreale. Il teatro dovrebbe diventare l’acerrimo rivale delle serie tv, essere un luogo sociale di visione, memoria e confronto, attraverso drammaturgie che raccontino il presente, o l’umana universalità. Mi piacerebbe ci fossero più esperimenti di serie teatrali.
SULLE TUE DIDASCALIE "VOCALIZZATE"
[Abbiamo trovato interessante la scelta di "vocalizzare" le didascalie, di renderle delle battute, o almeno la potenzialità di questa soluzione (ci ha ricordato, per esempio, il primo atto di Natale in casa Cupiello di Latella). Come mai questa scelta?]
Beh, in effetti non sono pensate come didascalie, ma proprio come battute. Gli attori e le attrici li ho immaginati liberi da un ruolo, piuttosto narratori e attori al tempo stesso di personaggi che si raccontano e raccontano. I pensieri si mischiano alle azioni, alle descrizioni di scene che in teatro sarebbero oltre tutto non rappresentabili, se non narrativamente. Le ispirazioni sono diverse: dal vostro citato Natale in casa Cupiello di Latella, ad alcuni esperimenti drammaturgici di Tiago Rodrigues. L’intento è sempre quello di non consentire una immedesimazione da parte dello spettatore, ma una presenza-visione attiva, un po’ come quella a cui sono abituati i fruitori dell’arte contemporanea appunto. Il testo prevede già di per sé che un attore racconti due personaggi, questo implica che la macchina della rappresentazione viene svelata e smontata. Scenicamente credo sia importante rendere palese e palpabile questa concretezza della macchina disvelata, e la necessità di un intervento di sintesi da parte di chi osserva.
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